TOPONIMIX FERMI
Itinerario sull'architettura nuorese del '900
1 Zonchello
2 Stazione
3 Opera nazionale maternità italiana
4 Palazzo prefettura
5 Ospedale vecchio San Francesco
6 Camera di Commercio
7 Palazzo delle poste
8 Ex Casa del fascio
Presentazione del Palazzo delle poste
Il nostro percorso inizia nell’ex Sanatorio Climatico, attuale Ospedale “Cesare Zonchello”, che è un importante esempio dell’architettura razionalista della Nuoro littoria. Situato dietro il colle Biscollai, in Piazza Sardegna, inaugurato il 7 Giugno del 1939, è formato da quattordici corpi di fabbrica, isolati e autonomi ma collegati tra loro in base ad un criterio gerarchico e funzionale. La praticità della disposizione a padiglioni separati consente innanzitutto di distinguere le varie funzioni del presidio sanitario: direzione, amministrazione, ambulatori e servizi risultavano a parte rispetto ai fabbricati per i pazienti, a loro volta differenziati per sesso. Ulteriormente a sé stante era la piccola ed elegante chiesa con annessa camera mortuaria, consacrata nel 1938, caratterizzata da un altissimo pronao in stile dorico sormontato da un timpano spezzato e da oculi per l’illuminazione intera. Procedendo dritti troveremo la prima e unica stazione ferroviaria di Nuoro, costruita durante il periodo fascista. Passando per via Trieste troveremo l’Opera Nazionale Maternità (ONMI) istituita come ente morale nel 1925-1975 il suo scopo era quello di fornire assistenza e protezione alle madri bisognose o abbandonate, oppure ai bambini lattanti. Continuando su via Deffenu vi è il palazzo della prefettura, edificato tra il 1936-38 come rifugio antiaereo. Era una struttura implementata per la protezione della popolazione civile e del personale militare da bombardamenti aerei nemici. Dopo la fine della guerra tutti i rifugi sono stati abbandonati. Oggi tutte le entrate sono state chiuse tranne alcune come quella della prefettura e il vecchio ospedale civile San Francesco, che è stato restaurato nel 2015. Fino alla seconda metà dell’800 non esisteva nessun presidio sanitario; venne edificato agli inizi del 900, dopo però l’apertura del nuovo ospedale nel 1976, il vecchio complesso andò via via in abbandono. Sono stati conservati gli elementi più significativi della struttura come il portale d’ingresso, il cancello e la pavimentazione nella maggior parte dell’edificio. Successivamente troviamo la Camera di commercio i cui lavori di costruzione, come per molti altri edifici Nuoresi del Ventennio, sono iniziati nel ’35, qualche anno dopo la riattribuizione dello stato di provincia a Nuoro. La sua struttura presenta tutti gli stilemi tipici dell'architettura mussoliniana: ricchezza di tipiche finestre incorniciate, facciate curve che interrompono la monotonia delle pareti connesse da linee spezzate, proponendo una geometria più morbida, e, sopra l'entrata, i classici caratteri romani che compongono il nome dell'edificio.
Scendendo per via Dante Alighieri troviamo il Palazzo delle poste, edificato nel 1927 dall'architetto Angiolo Mazzoni. La struttura risalta in bellezza e autorevolezza grazie al suo aspetto massiccio, articolato in un imponente torre in granito e vulcanite che si collega direttamente con il corpo centrale attraverso un maestoso porticato ad archi. Sopra la facciata presenta le finestre e la fascia in vulcanite. In rilievo il leone e alcune maschere stilizzate. Dopo la sua inaugurazione ha rappresentato il vero e proprio centro della nuova Nuoro littoria e grazie alla sua posizione strategica e dominante ha contribuito a dare un preciso orientamento alle nuove linee di sviluppo della zona di espansione. Continuando per il corso Garibaldi vi è una lapide in memoria di Attilio Deffenu, un intellettuale e giornalista italiano, situata di fronte al bar Tettamanzi: un bar storico citato anche da Sebastiano Satta nel suo romanzo “La notte del giudizio”. Infine giungiamo alla Piazza Vittorio Emanuele che è di fronte alla quale si trova la Casa del Fascio, consta di un piano terra, leggermente rialzato e soprattutto rientrante. L’uso del mattone a vista, in basso, e dell’intonaco chiaro, in alto, differenzia cromaticamente le parti anche in quest’opera, caratterizzandosi come motivo architettonico prediletto dal progettista. Il primo piano, anch’esso mosso dalla sottrazione di spazio dai volumi pieni, è tagliato nello spigolo sinistro per ospitare una sorta di ballatoio con funzione di arengario. All’interno, al quale si accede attraverso una singolare scala ad L, un enorme salone delle adunate è inondato di luce da due finestroni rettangolari e dalle piccole luci che si aprono nel tamburo circolare della copertura. Conclude l’edificio la torre littoria, dalla sommità arcuata a tutto sesto e dalla pianta quadrata; essa è alta 22 metri ed è il più vistoso strappo del Ceas al suo controllatissimo stile.
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